Auto a benzina e diesel, stop in Europa dal 2035: i paesi contro

Auto a benzina e diesel, stop in Europa dal 2035: i paesi contro


Il governo italiano si opporrà lo stop alla vendita di nuovi veicoli a combustibili fossili, a partire dal 2035, approvato dal Parlamento europeo lo scorso febbraio. Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase), guidato da Gilberto Pichetto Fratin, ha fatto sapere che l’Italia voterà contro al piano europeo alla prossima riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper).

Il provvedimento al centro della polemica riguarda la revisione del regolamento 631 del 2019 sui livelli di emissioni di CO2 per autovetture e veicoli commerciali leggeri. Per accelerare la strada verso la decarbonizzazione, la Commissione europea ha proposto di vietare la vendita di nuove auto a motori termici entro il primo gennaio 2035 e il Parlamento ha approvato il piano. Ora la palla passa al Consiglio, dove molti stati rumoreggiano.

Il piano

Il piano non impedisce la vendita o l’uso degli oltre 250 milioni di automobili già in circolazione in Unione europea, come evidenziato da Eurostat, ma impone alle case automobilistiche una riconversione della loro produzione all’elettrico per il mercato interno europeo. Mentre sul fronte delle esportazioni le aziende potranno continuare a produrre e vendere veicoli con motori endotermici.

Le posizioni dei governi

Per il governo italiano, per esempio, la decarbonizzazione dei trasporti dovrebbe avvenire con una più graduale pianificazione rispetto ai 15 anni di tempo per riconvertire la produzione delle aziende a disposizione. Ma l’Italia non è il solo paese a essersi schierato contro il piano di decarbonizzazione del settore dei trasporti in Europa. All’orizzonte sembra essersi formata una coalizione tra i paesi europei con una forte industria dell’automotive e un alto numero di vetture, intenzionata a far naufragare il progetto. Oltre allo Stivale, al secondo posto per numero di automobili in Europa con 40 milioni, si è detta contraria anche la Germania, al primo posto con 49 milioni, così come la Polonia, che si situa sul terzo gradino del podio per numero di automobili, l’Ungheria e la Repubblica Ceca, dove si produce la Skoda, che hanno segnalato una certa opposizione all’obiettivo del 2035.

Come riporta il Parlamento europeo, il settore dei trasporti è l’unico in Europa ad aver conosciuto un aumento delle emissioni negli ultimi 10 anni e il suo impatto è destinato ad aumentare senza misure ambiziose. Per questo l’Unione europea sta cercando di fissare un precedente e un modello di transizione ecologica mondiale.

Il ruolo dei Suv

Nonostante molti tendano a sottovalutare l’impatto ambientale delle automobili, a livello internazionale solamente i Suv producono tra volte la CO2 dell’Italia, situandosi come nono inquinatore mondiale, subito dopo il Giappone ma ben sopra alla Germania, riporta l’Agenzia internazionale dell’energia. E la vendita di questi veicoli è aumentata del 3% nell’ultimo anno, arrivando a rappresentare il 46% delle nuove vendite globali, con picchi di crescita in India, Stati Uniti ed Europa.

Certo, nel breve termine la conversione degli impianti industriali comporterà spese maggiori per le imprese, ma i costi ambientali di lungo termine nel bloccare questo genere di iniziative sarà sicuramente più costoso per tutte e tutti.



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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-03-01 13:54:41 ,

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